Il 14 e il 15 marzo a Milano abbiamo preso parte al ventiquattresimo Convegno delle Stelline “La biblioteca che cresce”, il più importante evento annuale in Italia per bibliotecari.
Il convegno costituisce per bibliotecari e aziende specializzate in prodotti per il settore non solo un momento di aggiornamento, ma anche un’opportunità di incontro per scambiare idee e dar vita a nuovi progetti e collaborazioni.
Le biblioteche, con la diffusione della rete, con il conseguente cambiamento delle modalità di divulgazione dell’informazione e dell’approccio delle nuove generazioni che usano sempre di più il Web per le loro ricerche, si trovano a riflettere sul proprio ruolo, a valutare quali siano le esigenze degli utenti e quindi su quale strategia adottare per crescere.
L’esigenza principale di ogni utente è quella di avere la possibilità di fruire del libro che sta cercando, di avere a disposizione strumenti che gli consentano non solo di reperirlo in modo accurato, ma anche di definire il contesto culturale in cui esso si colloca, facendo riferimento alla grande quantità di dati e risorse disponibili online.
Così, per fornire servizi adeguati agli utenti, i bibliotecari durante il convegno si sono confrontati su nuovi modelli e pratiche di gestione del patrimonio culturale.
Da queste motivazioni nasce la volontà delle biblioteche di aprire, informatizzare e condividere i propri cataloghi sul Web, uno spazio globale che consente di facilitare le operazioni di pubblicazione, ricerca e accesso alle informazioni.
In tal contesto alcuni relatori hanno affrontato il tema del Web Semantico, estensione del Web tradizionale che consente di creare una rete di conoscenza distribuita, grazie alla quale gli enti possono rendere i propri cataloghi accessibili secondo un formato interoperabile e arricchirli con i dati provenienti da fonti esterne, potenziandone il valore informativo e facilitando le operazioni di condivisione e accesso alle informazioni.
Per facilitare questo processo si rivela molto utile realizzare un allineamento tra i dati dei cataloghi bibliografici e quelli prodotti nell’ambito di progetti di community, come testimoniato al convegno dalle presentazioni di progetti come Share Catalogue e della Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (BEIC).
Nell’ambito dei progetti Share, nell’ottica dell’integrazione del patrimonio culturale Claudio Forziati ha presentato Share Catalogue: un portale che consente di navigare i cataloghi di diverse biblioteche, in cui i dati degli autori sono stati interconnessi con Wikidata. In seguito alla formulazione di una proposal alla community è stata creata una proprietà relativa all’identificativo Share Catalogue author ID, con cui sono state individuate e annotate le voci di Wikidata corrispondenti agli autori presenti in Share Catalogue.

Un altro esempio di collaborazione tra biblioteca e progetti di community è costituito dalla BEIC che ha condiviso il proprio patrimonio digitale esportando in Wikidata i record relativi agli autori della Biblioteca Digitale BEIC con il supporto costante di un Wikimediano in residenza.
Il ruolo di Wikimediano è stato ricoperto inizialmente da Federico Leva e dopo da Marco Chemello che racconta la sua esperienza di formatore all’interno dell’istituzione culturale; le sue competenze Wiki hanno permesso una pianificazione e gestione delle attività più consapevole per l’arricchimento delle voci dell’enciclopedia libera Wikipedia.
Oltre ad essere un esempio di apertura e condivisione del patrimonio attraverso piattaforme open content, questa collaborazione tra enti culturali e professionisti Wiki fornisce una garanzia sul controllo dell’attendibilità dei contenuti riportati su Wikipedia.
In questo contesto Giorgio Bevilacqua ha affrontato il tema dell’interoperabilità e arricchimento dei dati bibliografici presentando come esempio il progetto Linked Open Data del CoBiS; progetto nato nel 2016 con lo scopo di integrare e arricchire i dati bibliografici di 6 biblioteche aderenti al Coordinamento delle Biblioteche Speciali e Specialistiche di Torino attraverso le tecnologie Linked Open Data.

Il progetto Linked Open Data del CoBiS è uno dei primi in Italia ad aver implementato gli standard di pubblicazione dei Linked Data, esponendo in rete i cataloghi tramite un endpoint SPARQL (http://dati.cobis.to.it/sparql).
I dati dei cataloghi, provenienti da 5 software gestionali differenti, sono stati convertiti in un unico linguaggio formale e strutturati in base al modello BIBFRAME e BIBFRAME 2.0.
Si tratta di un modello di dati sviluppato dalla Library of Congress per consentire il passaggio dal tradizionale sistema catalografico basato su MARC a una nuova concezione di ambiente bibliografico integrato nel Web Semantico.
Il catalogo e i dati dell’OPAC sono consultabili attraverso le pagine del Portale del progetto i cui dati si alimentano dinamicamente da fonti decentralizzate nel Web in tempo reale tramite l’esecuzione di query SPARQL (il linguaggio di interrogazione dei Linked Open Data).
Le informazioni contenute nel catalogo del CoBiS sono infatti collegate a fonti esterne presenti sul Web, come VIAF, DBPedia e Wikidata, che a loro volta sono connesse alle migliaia di fonti presenti nella Linked Open Data cloud.

Grazie a questi collegamenti è possibile recuperare informazioni aggiuntive sul contesto biografico degli autori del CoBiS, visualizzabili anche sotto forma di mappe e grafici che, estendendo il contenuto informativo del catalogo, offrono anche una nuova modalità di analisi e accesso al catalogo.
Questa giornata all’insegna di “Nuovi alfabeti al tempo del digitale”, grazie alla presentazioni di progetti innovativi e di stimolanti interventi, fonte di scambio e dibattito tra i partecipanti, ha permesso di analizzare le esigenze che gli enti culturali hanno bisogno di soddisfare, i vantaggi derivanti dall’uso di nuove tecnologie e quali modelli, standard e strumenti per l’interoperabilità e l’arricchimento semantico dei dati è possibile adottare.
In questa occasione è stato possibile constatare quanto la biblioteca, tradizionalmente ente produttore e conservatore di informazioni strutturate, senta infatti l’esigenza di crescere, di aprire, connettere ed integrare il proprio patrimonio culturale con archivi, musei e università.
Il fine è quello di collaborare per promuovere, condividere e creare un patrimonio aperto e condiviso che consenta di arricchire l’esperienza di ricerca esplorativa dell’utente.
Come abbiamo visto dagli esempi forniti, questa esigenza di “biblioteca integrata” e di crescita può essere soddisfatta adottando la tecnologia Linked Data, che consente agli enti di realizzare l’obiettivo comune di creare un patrimonio culturale unico e liberamente accessibile a tutti, pubblicando e collegando tra loro i dati di ciascun ente culturale.